castagneti marche

Anche i castagneti nei fondi UE

E’ stata approvata la legge che apre anche ai castagneti la possibilità di accedere ai fondi comunitari. La norma ha finalmente sbloccato una situazione che si protraeva da sei anni, con gravi danni per le aziende agricole, per cui il Bacino Imbrifero del Tronto si era aspramente battuto, ottenendo l’aiuto prezioso del consigliere regionale Fabio Urbinati. Al consigliere va il ringraziamento del Bim Tronto e di tutte le comunità della montagna per l’importantissimo risultato raggiunto.

Guarda il video della presentazione della legge in consiglio regionale delle Marche.

In pratica, un’errata interpretazione burocratica da parte degli uffici della Regione Marche, aveva sino ad oggi impedito ai produttori l’accesso ai finanziamenti Ue, con effetti disastrosi per un settore che negli ultimi anni è stato già gravemente colpito dal cinipide, il parassita cinese che distrugge gli alberi. Da qui la battaglia di Coldirettiper garantire pari opportunità anche alle aziende castanicole. Sul territorio marchigiano sono 850 gli ettari di castagneti in produzione, curati da circa 540 aziende. La maggior parte dei castagneti da frutto (ben il 92 per cento) si trova nell’Ascolano, davanti al Maceratese (4 per cento), mentre le altre tre province (Fermo, Pesaro, Ancona) rappresentano assieme il restante 4 per cento. Tre sono i tipi di castagne presenti nell’elenco ufficiale dei prodotti agroalimentari tradizionali: marrone del Montefeltro, marrone di Acquasanta Terme e marrone di Roccafluvione.

L’arrivo di risorse europee potrà ora contribuire a rilanciare la produzione ma anche a creare filiere di prodotti trasformati e di legno di castagno di qualità, favorendo l’ingresso dei giovani, e promuovere nuovi modelli imprenditoriali con il coinvolgimento attivo dei proprietari. Un’opportunità importante per salvaguardare il tessuto economico delle zone interne ma anche lo stesso assetto idrogeologico, poiché con la chiusura delle aziende agricole viene meno anche la quotidiana manutenzione del territorio rispetto ai rischi di dissesto.

 

 

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